L’antifascismo non può essere uno scudo per commettere fatti di una gravità incommensurabile
Piacenza, Modena,
Macerata. Tre città dove, nel corso dell'ultima settimana, sono
avvenuti fatti deprecabili. A Piacenza, nel corso di un corteo
''antifascista'', un carabiniere è stato massacrato dai manifestanti
mentre era caduto a terra. Il COISP si è espresso con un comunicato:
«I delinquenti non
perdono occasione e alcuni partiti continuano a dar loro manforte,
spaccando il Paese e fregandosene dell'incolumità dei poliziotti
».
Come non condividere tali parole? Come non condannare l'uso della
violenza nei confronti delle forze dell'ordine, troppo poco tutelate?
Come se non bastasse, nel giorno del ricordo delle vittime delle
foibe, siamo stati costretti ad assistere nuovamente a un'ulteriore
prova di mancanza di rispetto, di ignoranza e di oltraggio nei
confronti di chi perse la vita per mano di Tito. A Macerata durante
la manifestazione ''antirazzista'' si è intonato il coro:
«Che
belle le foibe da Trieste in giù
».
Un fatto che non è stato menzionato, nemmeno da parte dell’ex
ministro Kyenge che si trovava a pochi passi. A Modena, infine, è
comparso lo striscione:
«Maresciallo
siamo con te, meno male che Tito c'è
».
Una frase che si commenta da sé. Intollerabile, al pari del silenzio
di alcuni partiti, che si ostinano a difendere quei soggetti che si
nascondono dietro la parola ''antifascista'' per commettere fatti di
una gravità incommensurabile.
Ufficio Stampa Franco Lucente*I pareri e le opinioni espressi in questo articolo sono riconducibili
all'autore e non esprimono e non rappresentano in nessun caso la linea
editoriale del giornale 7giorni*
Ufficio Stampa Franco Lucente
11 febbraio 2018